Discussioni

Resoconto del convegno “Torino città delle armi?”


Il convegno “Torino città delle armi?” si è svolto sabato 10 ottobre 2020 nella sala Poli del Centro Sereno Regis, via Garibaldi 13 Torino, inserito nel contesto del Festival della nonviolenza e della resistenza civile.

Il convegno è stato organizzato dal coordinamento AGiTE per verificare le voci che prevedono la creazione a Torino di un importante polo di sviluppo dell’industria militare 
centrato su Leonardo con il coinvolgimento del Politecnico di Torino ed il supporto della città di Torino; sono stati quindi invitati i rappresentanti sindacali, politici e del mondo accademico
locale per approfondire la questione ed iniziare un dialogo costruttivo su possibili alternative di sviluppo per la città che escludano il settore militare e prevedano la riconversione
dell’industria esistente. 

Hanno risposto all’invito l’assessore Marco Alessandro Giusta, le senatrici Elisa Pirro ed Anna Rossomando come rappresentanti della politica, Davide Provenzano, Edi Lazzi e
Sergio Di Ruzza come rappresentanti del mondo sindacale (Il Politecnico, scusandosi, ha declinato l'invito). 

Il punto di vista del sindacato locale 
La premessa di tutti gli interventi dei rappresentanti sindacali è stata che il sindacato è per sua natura contro la guerra, per la pace e la solidarietà, ma deve prioritariamente difendere i lavoratori e la loro occupazione

Leonardo, nelle sue varie denominazioni e società, ha una presenza cinquantenaria a Torino, in due sedi produttive, quella di Caselle e quella di c.so Marche. A Caselle impiega
direttamente 1900 persone nell’elettronica per la difesa e nell'aeronautica militare (produzione aereo di trasporto C 27J ed Eurofighter) e civile (produzione dell’aereo Falcon).

In c.so Marche impiega oltre 1000 ingegneri (Alenia Aeronautica) e 750 dipendenti in Tales Alenia, società in cui Leonardo partecipa al 35% (l’azionista di maggioranza ed il controllo è
della francese Tales): Tales Alenia produce e studia satelliti, moduli per la stazione spaziale internazionale e lavora al progetto Exomars

L’area di c.so Marche ha subito negli anni un notevole ridimensionamento tanto che nel 2011-2012 c’era un progetto immobiliare sull’area con il cambio destinazione d’uso da
industriale a residenziale ed il trasferimento della produzione a Caselle. 

Al fallimento del progetto immobiliare si fece strada il progetto di creare nell’area un
incubatore di competenze aero-spaziali con il supporto del Politecnico ed i fondi del MISE per la riconversione di aree industriali dismesse, fondi attualmente congelati a causa
dell’emergenza COVID. 

Gli operai e gli ingegneri che lavorano in Leonardo non hanno una percezione particolare che i progetti a cui lavorano siano potenziali offensivi, percepiscono 
molto di più lasensazione di lavorare in un settore ad alta tecnologia che gli consente di crescere professionalmente.

Torino è in crisi per l’arretramento dell’industria dell’auto; i numeri sono impietosi, nel 2006-2007 si producevano nell’area cittadina 218.000 autovetture che sono scesi a 21.000 nel
2019 con una perdita di 18.000 posti di lavoro tra gruppo Fiat ed indotto. 

Il modello di sviluppo pensato negli anni 2000 e basato sul turismo e gli eventi culturali a
traino delle olimpiadi invernali del 2006 si è rivelato totalmente insufficiente a coprire il calo di occupati nell’industria; per questo i sindacati torinesi hanno riunito in un documento
unitario le loro riflessioni e proposte per il lavoro e lo sviluppo di Torino. 

Il futuro di Torino non può che essere nell’industria metalmeccanica perché solo questo
settore è in grado di garantire i livelli occupazionali necessari e sfruttare al meglio le competenze presenti nel territorio; e più precisamente nel settore automotive, per il quale
vantiamo 120 anni di esperienze tecniche e tecnologiche e nel settore dell’alta tecnologia con il supporto del Politecnico: ad esempio sfruttando la rivoluzione epocale nel campo
automobilistico data dalla tecnologia ibrida, tenendo comunque in considerazione che il gruppo PSA-FCA sarà a controllo francese e che quindi il radicamento del gruppo a Torino
non è scontato. Collegato al settore automotive c’è lo sviluppo di nuove batterie, la ricerca sull’idrogeno e sul fotovoltaico, l’installazione e la manutenzione di punti di ricarica elettrica
nel territorio. 

Una visione industriale credibile ci consente di evitare la riconversione verso il militare che è la preoccupazione principale di questo convegno. Per ottenerla tutte le componenti sociali
locali (classe politica, sindacati, università, imprenditori) devono lavorare coordinati, fare sistema; purtroppo, negli ultimi anni, è mancata una visione di futuro nella classe dirigente
torinese, visione indispensabile per superare questo momento di difficoltà. 

Il punto di vista della politica locale e nazionale 

Bisogna evitare che l’occupazione entri in conflitto con l’aspirazione ad un mondo senza
guerre; la tendenza attuale va verso il riarmo ed all’aumento della spesa militare che in Italia impiega 1,45% del PIL con la richiesta da parte del presidente Trump di arrivare almeno al
2%. Questo implica chiaramente conseguenze anche a livello locale perché, anche se l’obiettivo prevalente del progetto della cittadella dell’aereo spazio di c.so Marche è la
creazione di un punto di eccellenza tecnologica, non si possono escludere a priori applicazioni militari di quanto sviluppato. 

L’unica soluzione è un cambiamento di paradigma e modello di sviluppo, anche ascoltando
le istanze delle nuove generazioni; a questo scopo si può utilizzare l’occasione storica dei fondi di europei di Next Generation EU, il programma europeo ha tra i suoi obiettivi la
riconversione e la transizione verso un’industria ecologicamente sostenibile. Un altro aspetto, che è diventato esplicito durante la pandemia, è la necessità di riportare in Italia la
produzione e la filiera dei prodotti strategici.

L’intero convegno può essere rivisto su https://www.youtube.com/watch?v=Bhv-r2Bb3oI

Siria: Mosca ha un ruolo cruciale

Intervista al Dr. Beccaro sul Corriere del Ticino del 14/02/2018

File allegato

Dr Ruba Salih, Je suis Charlie...ma non su Palestina-Israele. Liberta' accademica tra censure, cesure e dissenso

  • Inviato via mail il 20/02/2015

    Cari amici e colleghi,

    come alcuni di voi forse sapranno, lo scorso 16 Febbraio si sarebbe dovuto tenere a Roma, ospitato dall' Università di Roma 3, un dibattito dal titolo "Europa e Medio Oriente. Oltre gli identitarismi" con la partecipazione oltre all sottoscritta, di Ilan Pappe', Moni Ovadia, Biancamaria Scarcia Amoretti , Anna Bozzo e, gli organizzatori: gli antropologi, colleghi di Roma 3, Michela Fusaschi e Francesco Pompeo, e Luisa Morgantini di Asso-Pace.

    L'Università, sorprendendo tutti, ha ritirato il proprio patrocinio e la sala due giorni prima dell'evento, adducendo motivazioni surreali di carattere burocratico.

    Tuttavia, le ragioni vere, suggerite dai gravissimi "articoli" apparsi sul sito di Informazionecorretta pare abbiano a che vedere con le forti pressioni esercitate dalla comunità ebraica che riteneva non opportuno (addirittura offensivo la sensibilità pubblica) un dibattito simile in una sala che si trova in prossimità del "ghetto".(sic). A queste pressioni se ne sono aggiunte altre che vanno direzioni simili.

    Fortunatamente, il dibattito si e' potuto svolgere con grande successo in un altra sala, ma riteniamo che questo tipo di interferenze sulla libertà accademica siano da denunciare e divulgare.

    Entro breve, manderemo una lettera aperta iniziata da Ilan Pappe', che spero voi vorrete contribuire a diffondere e a sottoscrivere.

    Intanto, dietro sollecitazione di amici e colleghi ho trascritto e ampliato il mio breve intervento, che tratta appunto di libertà di pensiero, ruolo degli accademici, censure, silenzi ed altro, che trovate in allegato.

    Un caro saluto

    Ruba

    Dr Ruba Salih
    Reader in Gender Studies
    http://www.soas.ac.uk/staff/staff61034.php
    SOAS, University of London
    Thornhaugh Street, Russell Square
    London WC1H 0XG, UK
    tel: ++44(0)2078984245
    fax: ++44(0)2078984399
    email: ruba.salih@soas.ac.uk
    Room 471

    File allegato

D. P. Gregg, Time for U.S. to ban use of torture

  • STORY HIGHLIGHTS:
    U.S. can no longer assert that we do not torture our enemies, argues Donald Gregg;
    CIA should make public any evaluations it might have about effectiveness of torture, Gregg says;
    Gregg: Use of torture by U.S. puts captured Americans in even greater danger
    Leggere l'articolo

G. Gallo, "La crisi ucraina: empatia e dinamiche di guerra"

  • Leggendo gli articoli sulla crisi in Ucraina, colpiscono i riferimenti all'inizio della seconda guerra mondiale. "Rischiamo di ripetere gli errori fatti a Monaco nel '38" avrebbe detto il premier inglese Cameron agli altri leader europei, invitandoli a non cercare di placare Putin come era stato fatto con Hitler da Chamberlain. Si tratta in realtà di riferimenti del tutto incongrui. Incongrui perché la Russia di Putin non ha, fatte le debite proporzioni, la forza militare che aveva il Terzo Reich nell'Europa del 1938, ma soprattutto perché, malgrado ciò che si vuole far credere, la Russia non è un paese in fase di espansione geopolitica. Semmai è stata la NATO che dopo il crollo del muro di Berlino si è andata progressivamente espandendo. In un interessante saggio pubblicato sull'ultimo numero di Foreign Affairs, Mary Elise Sarotte, storica dell'University of Southern California ... Leggere l'articolo

Tortura: il caso Jones e altri contro il Regno Unito

La guerra alla Libia